Il castello di Corbara, citato nel catasto del 1292 come castrum Corbarii all’interno del piviere di S. Maria de Stiolo, nel 1397 passò dai Montemarte (che lì si erano trasferiti, dal castello omonimo conquistato dai tuderti, due secoli prima) ai Monaldeschi della Vipera. Ha una pianta a C, con un torrione a nord, ed il loggiato a piano terra è sovrastato da un ordine di arcate che chiude il corpo di fabbrica formando un rettangolo.

Agli inizi del 1200 Andrea di Montemarte, imprigionato dai tuderti, fu costretto a cedere il castello di MonteMarte, che era situato alla fine della gola del Forello sulla riva destra del Tevere, in una posizione strategica da dove si vedono le città di Orvieto e Todi (i ruderi del castello sono visibili dalla strada SS Baschi – Todi). I conti di Montemarte si ritirarono nel castello di Titignano e di Corbara, estesero i loro possedimenti verso la città di Orvieto e parteciparono attivamente alla vita politica orvietana. La presenza dei Montemarte è testimoniata da varie opere, sulle quali è apposto lo stemma araldico della famiglia. La partecipazione alla vita politica ed amministrativa della città, i numerosi atti bellici dell’epoca furono documentati da Francesco di Montemarte, che fu autore di una Cronaca degli avvenimenti di Orvieto dall’anno 1333 all’anno 1400, pubblicata dal marchese Filippo Antonio Gualtiero nel 1846. Alcunibrani tratti dalla Cronaca di Francesco di Montemarte: Nel 1369 i perugini di ritorno da Viterbo dove avevano combattuto contro il Papa, si fermarono a Corbara nel Pian della Sala e tagliarono i vigneti e distrussero anche la torricella di Cantuccio, tutto questo perché il conte Ugolino di Montemarte era al servizio del Papa. Il 19 febbraio del 1388 morì il conte Ugolino in Corbara all’età di 63 anni. Nel 1389 del mese di giugno messer Ranallo Medrato da Orvieto e m’esser Bartolomeo da Prato, ribelli alla Chiesa, con 250 cavalli vennero a fare il guasto a Corbara, portarono via tutto il grano che era nel Piano della Sala e tagliarono i vigneti.Dopo quattro giorni tornarono messer Bartolomeo e Berardo della Sala con 400 cavalli, con l’intezione di restarci e posero il campo sulle rive del Tevere. Francesco di Montemarte in quei giorni assente tornò in gran silenzio con 100 cavalli, 150 fanti, con gli uomini di Corbara; quelli di Titignano, con a capo Francesco del conte Pietro, con 100 cavalli della Chiesa e rivò in tempo anche messer Simone con 100 cavalli.A mezza notte l’assalirono fecero molti morti, prigionieri e inseguirono gli orvietani fino alle porte della città.Con la morte di messer Ranallo gli orvietani, fino ad allora nemici della Chiesa, firmarono una tregua, fu firmata da Luca di Berardo in rappresentanza degli orvietani e da Francesco di Montemarte rappresentante della Chiesa. L’incontro avvenne nella chiesa di Santa Maria de Stiolo presso il borgo di Corbara. Nel 1392 il 29 giugno i Muffati e i Bertoni (famiglie orvietane) comandati da Candorre di Battipalli con 70 cavalli, 150 fanti di notte entrarono nel borgo di Corbara arsero alcune case e nel ritorno arsero i barconi di gregne con un danno di 100 some di grano. Dopo qualche mese Ranuccio figlio di Francesco attaccò, per vendicarsi, il Botto e lo rase al suolo. Una notte dell’anno 1392 un gruppo di uomini d’armi di Baschi entrarono nel borgo di Corbara rubando cavalli, asini e uccidendo qualche uomo, ma le grida svegliarono i castellani che inseguirono e raggiunsero i predoni sulle rive del Tevere facendoli prigionieri e recuperando il bottino. Nel 1395 nel mese di gennaio per quindici giorni il Tevere fu ghiacciato e quelli d Corbara ci arsero i fuochi, ci mangiarono, ci ballarono così quelli di Baschi, tale evento non si ricordava a memoria d’uomo. Stesso evento si ebbe anche 1491.